Antonio Conte: “Globalità: tanti fattori da considerare. Mi piace vivere la città”

Un Antonio Conte teso in conferenza stampa in vista della partita contro la Viola

Dopo un amarissimo pareggio contro l’Inter, il Napoli si prepara a un’altra sfida impegnativa contro la Fiorentina, che richiede la massima concentrazione. Ecco le parole dell’allenatore azzurro.

Cosa è cambiato in questa settimana dopo il “se vogliamo, possiamo”?

“In questa settimana non è cambiato niente, non so cosa doveva cambiare: ci siamo allenati come sempre, con intensità e voglia, non cambia nulla in base alle parole. Servono i fatti, le parole se le porta via il vento. Abbiamo continuato ad allenarci cercando di dare sempre il massimo, non è cambiato nulla”.

Sull’ambizione:

“Dev’essere sempre figlia del lavoro, noi lo siamo perché lavoriamo tanto ed aver fatto un’ottima partita contro l’Inter che è il riferimento da battere, ci ha fatto piacere, perché se confrontiamo andata e ritorno sono state due partite diverse nonostante lo stesso risultato. Ci deve dare forza, ma se vediamo la settimana prima, allora psicologicamente ci indeboliamo perché abbiamo perso col Como. Serve essere centrati, i campionati li vince chi è regolare in tutte le cose, non è che da un giorno all’altro vai dal paradiso all’inferno. Cerco sempre di dare questo input ai ragazzi, senza lavoro non si va da nessuna parte”.

La vittoria manca da più partite. Qual è l’obiettivo?

“L’obiettivo del Napoli è rendere orgogliosi i tifosi, ci fa piacere fare prestazioni importanti anche se non vinciamo, come accaduto con l’Inter. Per chi pensa alla vittoria ed è un vincente, il pareggio è una mezza sconfitta anche se arriva in una maniera in cui meritavamo di più. Alla fine resta un pareggio, nella mia forma mentis è una mezza sconfitta. Noi dobbiamo cercare ogni partita di ottenere i tre punti, spesso quest’anno ci siamo riusciti ed altre volte abbiamo fatto più fatica come nell’ultimo mese: quattro pari ed un ko, ma fa parte del percorso di un campionato. Noi dobbiamo cercare di lavorare, recuperare gli infortunati, cercare di avere la possibilità di fare scelte sotto tutti i punti di vista. Dobbiamo essere bravi a stringere i denti sul nostro percorso: zero preoccupazioni e zero ansie, zero problemi”.

Sulla visita a Scampia:

“Nelle mie esperienze ho sempre cercato di vivere la città, i suoi umori, perché lo ritengo fondamentale anche per me stesso, per stare bene con me stesso. Non sono l’allenatore che finisce l’allenamento e poi va a casa. Se vado a casa, continuo a lavorare. Anche noi però abbiamo bisogno di staccare e calarci nella realtà dove lavoriamo, aiuta nel socializzare e nel capire alcune dinamiche nell’ambiente, e che poi si riversano nell’ambito lavorativo. Ho la possibilità di stare in una città che offre davvero tanto, cerco con la famiglia di sfruttare le occasioni per studiare dinamiche interessanti col popolo napoletano che ti fa capire tante sfaccettature”.

Sui tifosi del Napoli:

“L’unica cosa che sento dire dall’inizio dell’anno è grazie per quello che state facendo, ed è la cosa più importante per me. Significa che il lavoro che stiamo facendo è apprezzato dal tifoso e dalla città, incontro persone di una certa età che mi ringraziano per ciò che si sta facendo con i ragazzi. Questa è la cosa più importante, trasferire la passione che ci stiamo mettendo, ad ogni partita noi usciamo con la maglia sudata. Poi non so se la gente pensa altro, ma è una cosa che mi fa piacere perché il lavoro ed i sacrifici sono apprezzati dalla città e dai tifosi”.

Tanti tiri e pochi gol?

“Quando parlo di costruire le squadre, di costruire strutture vincenti che dall’oggi al domani non si possono creare, ma possono accadere, tu devi fare degli step. Una squadra che non ha fatto tanti gol, poi vedi le statistiche dell’organico e non trovi calciatori con un curriculum con tanti gol. Non possiamo inventare i gol, ma lavorare per cercare di aumentare il numero di gol. Non passi da 1 a 10, ma se arrivi a 4 è già qualcosa. L’Inter ha fatto 19 gol sui calci da fermo, sono tanti punti e hai giocatori bravi a calciare e forti oltre che strutturati per fare gol. Piano piano metti tanti ingredienti, forse non è facile il concetto ma provo a spiegarmi: noi con il lavoro cerchiamo di aumentare ancora di più il curriculum di giocatori che arrivano ad un certo numero di gol, noi proviamo a farglielo aumentare”.

Su McTominay:

“Ha avuto un sovraccarico muscolare, un paio di giorni in cui si è allenato un po’ meno rispetto agli altri. Abbiamo ancora 24 ore per decidere la soluzione migliore anche con Scott”.

Su Gilmour:

“Ha fatto benissimo con l’Inter, nelle ultime partite sono stato chiaro con la squadra. Gioca chi merita, non c’è il posto fisso nelle undici battaglie finali. Gilmour ha fatto bene e giocherà con la Fiorentina, giocherà bene e allora farà anche l’altra, dipenderà poi da quelli che non giocano”.

Qual è il suo stato d’animo. Nervoso?

“Non so come pensate che io debba arrivare, c’è sicuramente tensione perché mancano 24 ore alla partita. Non sono uno che ride e scherza, mi porto uno stato d’animo che ho sempre avuto, non penso di cambiare. Forse è diverso quando la faccio di venerdì, che ho 48 ore di tempo. Non pensate che sia arrabbiato, è il mio modo di essere, vivo la partita dalle 24 ore prima e concentro me stesso e poi la squadra”.

Sulla Fiorentina:

“Una Fiorentina forte, che ha fatto un ottimo mercato a gennaio. Una squadra forte che poco tempo fa ha battuto 3-0 l’Inter, una squadra che darà del filo da torcere, dovremo essere preparati perché passeggiate di salute non ce ne saranno. Metteremo in campo tutto ciò che abbiamo, andando oltre gli ostacoli”.

Napoli camaleontico?

“Ha tante conoscenze, abbiamo fatto della necessità una virtù. Oggi portiamo in campo tante conoscenze tattiche diverse, che possono darci la possibilità di sopperire a momenti di difficoltà. Fa sorridere quando vedo stilare i sistemi di gioco, tutto è opinabile perché non c’è un sistema di gioco fisso, uno difensivo e uno offensivo, possono essere diversi. Però questo Napoli è migliorato tanto come conoscenze tattiche e sono molto contento”.

Atteggiamento diverso da parte del centrocampo?

“Una cosa la fai per due motivi: se non sei convinto o per necessità. lo cerco sempre la soluzione migliore, devi rispettare le caratteristiche dei calciatori e metterli nell’abito adatto, poi magari nella mia idea è diversa. Però antepongo sempre le necessità della squadra a ciò che possiamo essere, e accade anche all’inizio del percorso quando trovi cose che devi prenderti così come stanno. Con pazienza poi costruisci le cose, le partite vanno sempre giudicate nella globalità, il resto lasciamolo alle chiacchiere da bar. Come quando giocavi la schedina, vincevo sempre perché non la giocavo mai prima. Il calcio va giudicato nella globalità delle situazioni, tattiche, di personalità, ed è opinabile. In sette mesi mi sono state fatte tantissime domande tattiche, in base agli umori o se un attaccante segnava o meno. Noi andiamo dietro al lavoro, che è la base di tutto per noi, ed è giusto che sia attaccabile”.

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