Aprile 1990, 33 anni fa.
Era il Napoli di Maradona e di Careca, di Albertino Bigon e di quella cavalcata che portò alla conquista del secondo scudetto. In un Dall’Ara diviso a metà (anche se le cronache del tempo asserivano della superiorità azzurra), il 22 aprile del 1990 gli azzurri fecero visita ai rossoblù con l’obiettivo di allungare ancora di più il divario sulla seconda e cominciare a pregustare il secondo titolo nazionale.
In realtà, il Napoli impiegò solamente 15 minuti per chiudere la partita.
Ad aprire le marcature, al terzo minuto, ci pensò Careca che di destro (potente) trafigge Cusin. È solamente il preludio ad una giornata nera per il Bologna. Gli emiliani subiscono in rapida sequenza anche le reti del 2 e del 3 a 0: prima Maradona che porta a spasso l’intera difesa emiliana e piazza il pallone nell’angolino; dopo Francini in scivolata, sfruttando uno splendido tacco di Careca.
3 a 0 al primo tempo ma con le orecchie a Verona dove era di scena il Milan.
Inizia la ripresa ma il Napoli è sempre lo stesso dei primi 45 minuti e solamente un’errata presa di Giuliani su un calcio di punizione di Giordano, permette a De Marchi di accorciare le distanze. Gli azzurri però sono solidi e approfittano dello sbilanciamento felsineo: Maradona illumina per Alemao e il brasiliano fa 4 a 1.
Nel frattempo, si apprende la notizia che Verona è fatale per i rossoneri e da lì può iniziare la festa e il goal di Iliev del 2 a 4 è solamente per sottolineare il buon momento del giocatore bulgaro in Serie A.
Il primo a correre e ad abbracciare i tifosi del Napoli sugli spalti del Dall’Ara fu proprio Maradona. Un’esultanza e un grido liberatorio che ben presto diventò il simbolo di un addio già scritto.